Farmacia Introini – Legnano
02 Dic 2020

Sistema immunitario, alimentazione ed integrazione

Una sana e corretta alimentazione e integrazione, influenzano in modo estremamente significativo, le potenzialità di protezione del nostro sistema immunitario, così come un’alimentazione squilibrata può portare ad una diminuzione di efficacia.

La prima regola da seguire è quella di eliminare gli abusi di cibi che “infiammano” l’organismo, come l’eccesso di carboidrati e di zuccheri semplici; che oltre ad un effetto “ingrassante” possono innescare una disbiosi intestinale, situazione che indebolisce la nostra risposta immunitaria perché l’intestino e la sua flora batterica ne sono dei componenti principali del nostro sistema immunitario, favorendo l’insorgenza di varie patologie. Ricordiamo che l’introduzione di zuccheri semplici per una donna deve essere limitata ad un massimo di 16 grammi per la donna e 24 gr per l’uomo…una cifra molto facile da raggiungere.

Allo stesso tempo, per migliorare il nostro sistema immunitario sono necessarie alte fonti di vitamine e minerali, provenienti essenzialmente da frutta e verdura, ma anche da olii e cibi ricchi di grassi “buoni” come ad esempio il pesce e la frutta secca.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che esiste una correlazione fra presenza di disbiosi intestinale e incremento della severità delle infezioni, risulta, inoltre, che anche la produzione endogena degli interferoni, antivirali naturali, sia legata alla funzionalità del microbiota intestinale.

Il corretto ed efficace nutrimento per la microflora batterica è costituito da: fibre solubili di frutta, verdura e cereali, alimenti ricchi di polifenoli, omega 3 e altri antiossidanti”.

Un probiotico come Vo2 PROBIOTIC, dedicato agli sportivi a base di fermenti lattici vivi, specifico per reintegrare continuamente i ceppi e mantenere un equilibrio positivo del microbiota. Vo2 PROBIOTIC deve essere assunto per 10 gg. al mese, anche per periodi molto lunghi e soprattutto in caso di attività fisica intensa.

OMEGA 3 preziosa fonte di grassi essenziali EPA e DHA, certificata IFOS 5 STAR e GOED. Questi esercitano una potente azione antifiammatoria.

Importante ed efficace è l’integrazionme con un complesso antiossidante a base di ACIDO LIPOICO e N ACETIL CISTEINA, due supporti fondamentali per la difesa dai radicali liberi e per tutelare la salute delle cellule. L’assunzione consigliata prevede trattamenti a mesi alternati.

Un MULTIVITAMINICO specificamente formulato per ogni sportivo sotto stress di allenamento. L’integrazione polivitaminico/minerale è una delle basi fondamentali per le difese immunitarie da assumere quotidianamente al mattino.

D VIT. 2000 U.I. vitamina D3 purissima ad alta concentrazione, contributo essenziale al sistema immunitario, soprattutto nei periodi di allenamento ad alta intensità o nei mesi con minore esposizione alla luce del sole, autunno e inverno. Bassi livelli di VIT D sono chiaramente e ripetutamente correlati ad una bassa efficacia del nostro complesso sistema di difesa.

GLUTAMMINA, aminoacido alla base del nutrimento del sistema immunitario. Questo aminoacido è possibile utilizzarlo anche in cronico per lunghi periodi magari frazionandolo in 2 dosi, 1 al mattino e 1 dopo l’allenamento.

Articolo tratto da www.keforma.com e integrato con approfondimenti propri.

19 Ago 2020

NUTRIZIONE E PERFORMANCE

Lo stato nutrizionale da tempo è stato identificato come un fattore critico strettamente correlato con il mantenimento dello stato di salute e la prevenzione di patologie.

In particolare con stato nutrizionale ci si riferisce alla disponibilità di nutrienti da parte dell’organismo. Questo si rivela di notevole importanza per tutte le sostanze definite nutrienti, sia quindi i macronutrienti (proteine, carboidrati e grassi) che i micronutrienti (vitamine e minerali), con particolare accento sulle sostanze definite essenziali.

Un inadeguato apporto di nutrienti essenziali è generalmente correlato a una ridotta efficienza ed efficacia dell’organismo, situazione che se protratta può evolvere in una vera e propria patologia.

Non esistE un solo nutriente essenziale più importante di altri ma si dimostrano tutti ugualmente importanti in quanto, anche se a diverse riprese, può essere messo l’accento su una o sull’altra.

Quello che si rivela fondamentale è l’equilibrio tra l’insieme di tutte queste sostanze: volendo banalizzare il concetto come un’automobile per funzionare correttamente ha bisogno di carburante, olio, fluido di raffreddamento e acidi (che consentono il funzionamento della batteria), anche l’organismo, per mostrare appieno le sue piene e complete funzionalità, ha bisogno di tutte le sostanze necessarie.

L’organismo, per garantire la sua sopravvivenza, ha necessità di ricavare energia da nutrienti definiti appunto “nutrienti energetici”, cioè che tra le altre cose possono essere utilizzati anche per la produzione di energia. Tra questi troviamo: grassi, carboidrati e proteine.

Ad esempio risulta molto interessante vedere come a partire da qualunque nutriente energetico si vada a impiegare, per portare a termine tutti i processi che permettono di utilizzarli per ottenere energia, vi sia la necessità di utilizzare vitamine del gruppo B a cui nel caso delle proteine si aggiunge la vitamina C.

Ogni giorno, inoltre, l’organismo si trova a dover gestire sostanze ossidanti, derivate da processi interni (es. collaterali alla produzione di energia), dall’alimentazione (es. collaterali alla presenza di sostanze indesiderate) o dallo svolgimento di attività fisica (es. collaterali all’utilizzo di energia e alla sollecitazione delle strutture muscolo-scheletriche).

A prescindere dall’origine delle sostanze ossidanti, l’organismo risponde mediante un sistema che vede come elemento centrale una sostanza chiamata glutatione, che però una volta ossidata, ha bisogno di essere “rigenerata” o meglio ridotta da altre sostanze, che quindi si trovano ad agire come una vera e propria “catena” di sostanze che rispondono allo stress ossidativo tra cui troviamo l’acido lipoico, vitamina E, vitamina C, NADPH etc.

Ovviamente, anche in questo contesto, non avrebbe particolare senso assumere ad esempio mega dosaggi di vitamina C senza preoccuparsi di tutte le altre sostanze che intervengono nella risposta allo stress ossidativo. Per cui, emerge nuovamente il concetto di equilibrio nello stato nutrizionale come elemento alla base di una sufficiente, efficiente ed efficace capacità di risposta.

Questi piccoli esempi dovrebbero aver chiarito come l’importanza per la piena efficienza metabolica non sia tanto l’aggiunta di una singola sostanza in quantitativi molto alti, ma piuttosto una fornitura equilibrata di tutte quelle sostanze che intervengono a diverso livello nella realizzazione di questi processi.

Come in tanti altri aspetti, anche da questo punto di vista la nostra “natura” ricerca biochimicamente l’equilibrio che porta ad una piena capacità di risposta, che metterà l’organismo in grado di sfruttare al meglio la sua capacità di risposta alle sfide di tutti i giorni, soprattutto nei periodi più difficili o impegnativi.

Tratto da www.keforma.com

24 Giu 2020

DOMS – Dolori muscolari post allenamento

dal magazine  keforma.com

Puntuale come il maltempo il primo giorno di ferie, il dolore post allenamento è ormai un “compagno di viaggio” per molti atleti e appassionati di sport. C’è chi se lo aspetta valutandolo come un indice di efficacia dell’allenamento, c’è invece chi lo teme, al di là delle più diverse opinioni quello che ci serve è conoscerlo.

 

Cosa causa i dolori muscolari post allenamento?

Prima di illustrare cosa causa i dolori muscolari post allenamento è molto importante capire da dove NON deriva.

Una leggenda metropolitana attribuisce questo dolore alla formazione di acido lattico e nel 2020 ancora molti, compreso addetti ai lavori, ci credono.

Le cose non stanno così: semplificando, l’acido lattico è una sostanza che nel nostro organismo si forma prevalentemente in relazione all’intensità dell’esercizio e non alla durata, ovvero quando in seguito a uno sforzo muscolare molto intenso, le richieste muscolari di ossigeno superano la capacità dell’organismo di assorbirlo e utilizzarlo, si passa quindi da una fase prevalentemente aerobica a una prevalentemente anaerobica, che se prolungata oltre pochi secondi porta alla produzione di acido lattico.

 

Perché produciamo acido lattico?

Perché il nostro organismo è un gran risparmiatore, quello che non riesce ad utilizzare al momento a causa della carenza di ossigeno, lo “mette da parte” sotto forma di acido lattico, che sarà successivamente rilavorato dall’organismo per fornire nuovamente energia, quindi costituisce una sorta di riserva o meglio risparmio di sostanze, utilizzabili per produrre energia.

 

In quanto tempo viene rilavorato l’acido lattico?

Mediamente in un periodo compreso tra 30 e 120 minuti con un processo chiamato ciclo di Cori. Quindi non può essere l’acido lattico a causarci dolori che hanno il loro picco tra 48 e 72 ore dopo l’esercizio.

 

Allora a che cosa è dovuto il dolore muscolare post allenamento?

I dolori muscolari post allenamento (delayed-onset muscle soreness – DOMS) rientrano in un quadro molto più complesso correttamente definito “Danno muscolare indotto dall’esercizio” (Exercise-induced muscle damage – EIMD) che può essere valutato oltre che con l’intensità e la durata dei DOMS, anche mediante analisi ematochimiche dei marcatori di danno muscolare (es CPK, ALT ecc) e con marcatori dell’infiammazione (es IL-6, PCR ecc).

Quindi i DOMS sono direttamente correlati a un danno muscolare causato dall’allenamento.

 

A che cosa è dovuto il danno muscolare alla base dei DOMS?

A tanti fattori tra loro connessi, tra questi un particolare ruolo è stato attribuito alle contrazioni muscolari eccentriche, in pratica a quelle sollecitazioni che forniamo al muscolo quando i suoi due capi sono tra loro lontani (la situazione opposta viene definita sollecitazione concentrica, cioè quando i capi muscolari sono tra loro vicini). In questa situazione si generano delle micro-lesioni a livello della struttura della fibra muscolare, che porteranno al rilascio dei marcatori di danno, a una risposta infiammatoria e infine ai DOMS.

 

Come possiamo prevenire i DOMS ?

Partendo dal presupposto che rimangono ovviamente valide tutte le comuni indicazioni relative a buona idratazione e ottimizzazione dello status nutrizionale, diventa molto interessante considerare alcuni passi semplici, pratici e facilmente comprensibili per la prevenzione dei DOMS:

 

1. Attività

Il primo passo è costituito dal praticare attività che siamo effettivamente in grado di praticare, alle intensità che ragionevolmente possiamo sostenere, aumentandole progressivamente con gradualità.

È fondamentale prima abituarsi al gesto atletico e poi a sostenerlo ad intensità crescenti. Qualcuno tende a ritenere i DOMS come un indicatore di allenamento efficace, in realtà non è così, piuttosto stanno ad indicare che in quel distretto corporeo al momento c’è qualcosa che non va e quindi “suggeriscono” di non ripetere la stessa attività, quantomeno nel breve periodo.

 

2. Riscaldamento

Prima di iniziare l’attività praticare un buon riscaldamento dedicando tutto il tempo necessario può aiutare nel ridurre l’insorgenza dei DOMS.

 

3. Recupero attivo

Anche praticare il recupero attivo tra una sessione e l’altra può rivelarsi molto utile, facilitando lo smaltimento dei cataboliti e il metabolismo muscolare.

 

4. Nutraceutici specifici

Nel prevenire ma anche nel trattare i DOMS molti approcci a base di sostanze dal ruolo antiossidante ed antinfiammatorio come ad esempio gli estratti di curcuma, boswellia, artiglio del diavolo oppure i comuni antiossidanti possono avere un ruolo di supporto.

Si dimostra invece particolarmente interessante l’impiego di succo o estratto di ciliegia in quanto documentato in letteratura come utile nella riduzione dei dolori e del danno muscolare, evidenziando dopo una prestazione di endurance (come ad esempio una maratona) oltre alla riduzione dei sintomi e a una migliore capacità muscolare anche la riduzione dei marcatori di infiammazione e l’aumento della capacità antiossidante totale del plasma, evidenziabili dalle analisi ematochimiche.

L’utilizzo di un estratto secco si può dimostrare molto pratico in quanto semplice da assumere e disponibile tutto l’anno, in letteratura è documentato con ottimi risultati l’impiego di un estratto di ciliegia di Montmorency dall’alto profilo qualitativo commercializzato con il marchio CherryPURE®.

Questi semplici accorgimenti rappresentano aspetti essenziali, semplici e pratici, che se applicati una volta compreso cosa sono i DOMS e perché si presentano, potranno favorire una gestione più funzionale dell’allenamento e del recupero.

 

Bibliografia

Stéphanie Hody , Jean-Louis Croisier , Thierry Bury , Bernard Rogister , Pierre Leprince Eccentric Muscle Contractions: Risks and Benefits. Front Physiol. 2019 May 3;10:536. doi: 10.3389/fphys.2019.00536. eCollection 2019.

Patrick S Harty , Megan L Cottet , James K Malloy , Chad M Kerksick Nutritional and Supplementation Strategies to Prevent and Attenuate Exercise-Induced Muscle Damage: A . 2019 Jan 7;5(1):1. doi: 10.1186/s40798-018-0176-6. Sports Med Open

Hotfiel T, Freiwald J, Hoppe MW, Lutter C, Forst R, Grim C, Bloch W, Hüttel M, Heiss R. Advances in Delayed-Onset Muscle Soreness (DOMS): Part I: Pathogenesis and Diagnostics. Sportverletz Sportschaden. 2018 Dec;32(4):243-250. doi: 10.1055/a-0753-1884. Epub 2018 Dec 11. PMID: 30537791 Review. English.

Heiss R, Lutter C, Freiwald J, Hoppe MW, Grim C, Poettgen K, Forst R, Bloch W, Hüttel M, Hotfiel T. Advances in Delayed-Onset Muscle Soreness (DOMS) – Part II: Treatment and Prevention. Sportverletz Sportschaden. 2019 Mar;33(1):21-29. doi: 10.1055/a-0810-3516. Epub 2019 Mar 13. PMID: 30865998 Review. English.

D A J Connolly , M P McHugh, O I Padilla-Zakour, L Carlson, S P Sayers Efficacy of a Tart Cherry Juice Blend in Preventing the Symptoms of Muscle Damage Br J Sports Med. 2006 Aug;40(8):679-83; discussion 683. doi: 10.1136/bjsm.2005.025429. Epub 2006 Jun 21.

Kerry S Kuehl , Erica T Perrier , Diane L Elliot , James C Chesnutt Efficacy of Tart Cherry Juice in Reducing Muscle Pain During Running: A Randomized Controlled Trial J Int Soc Sports Nutr. 2010 May 7;7:17. doi: 10.1186/1550-2783-7-17.

G Howatson 1, M P McHugh, J A Hill, J Brouner, A P Jewell, K A van Someren, R E Shave, S A Howatson Influence of Tart Cherry Juice on Indices of Recovery Following Marathon Running Scand J Med Sci Sports. 2010 Dec;20(6):843-52. doi: 10.1111/j.1600-0838.2009.01005.x.

15 Giu 2020

Bevande ipotoniche, isotoniche, ipertoniche: quale scegliere?

Quando prepari la borraccia per l’allenamento, presti sempre attenzione alla dose consigliata sul barattolo?

Ti sei mai chiesto perchè sulla maggior parte delle bevande in commercio compare la scritta “Isodrink”?

In questo nostro articolo, chiariremo tutti questi dubbi!

 

Osmolarità: cos’è?

L’osmolarità è la pressione osmotica generata dai soluti presenti in 1 L di soluzione. È una grandezza fisica che misura la concentrazione delle soluzioni utilizzata in chimica, ed in particolare indica il numero totale di molecole e ioni presenti in un litro di soluzione.

Anche il nostro plasma (la componente liquida del sangue) ha una sua osmolarità che in condizioni normali si aggira tra i 280 ed i 330 mOsm/kg. Essa è influenzata principalmente da alcuni suoi componenti, quali sodio, proteine e glucosio.

La sua concentrazione, viene mantenuta entro questo range di valori grazie all’assunzione di liquidi con la dieta e tramite il controllo della loro escrezione a livello renale.

 

Idratazione o energia?

A seconda dell’obiettivo che abbiamo, esistono 3 tipologie di bevande:

Bevande ipotoniche: hanno un’osmolarità inferiore a quella del plasma. Generalmente sono costituite da elettroliti combinati con una percentuale minima di carboidrati. Il consumo di bevande ipotoniche, diluisce i soluti del sangue e tende a ridurre la sensazione di sete prima che i livelli idrici si siano ripristinati. Sono indicate durante lo sforzo, in quanto transitano con la massima rapidità nello stomaco, hanno un forte potere reidratante e vengono assimilate molto rapidamente nell’intestino.

Bevande isotoniche: hanno un’osmolarità uguale a quella del plasma. Generalmente sono costituite da elettroliti combinati ad un 6-8% di carboidrati, che garantisce la massima reidratazione ed al contempo fornisce energia ai muscoli. Transitano abbastanza rapidamente attraverso lo stomaco e vengono velocemente assimilate nell’intestino. Per questo motivo, possono essere utilizzate anche durante un allenamento particolarmente intenso.

Bevande ipertoniche: hanno un’osmolarità superiore a quella del plasma. Si tratta di bevande caratterizzate da un alto contenuto di carboidrati, risultando quindi più concentrate rispetto al plasma e per queso motivo, se non sono opportunamente diluite, hanno un transito intestinale più lento. Le bevande ipertoniche, seguono le leggi dell’osmosi: essendo più concentrate rispetto al plasma, richiamano liquidi nel lume intestinale, aggravando la disidratazione e diventando fonte di possibili disordini intestinali. Hanno un apporto energetico decisamente superiore alle due precedenti tipologie di bevande, ma per poterle utilizzare durante l’allenamento o la gara, è necessario testarle in modo tale da non incorrere in problemi gastrointestinali.

 

Carboidrati in soluzione: quali scegliere?

Come descritto in precedenza, all’interno delle bevande isotoniche è presente un 6-8% di carboidrati. Affinché l’apporto energetico sia però utile all’attività sportiva che stiamo praticando, abbiamo bisogno che i carboidrati presenti in soluzione siano prontamente disponibili.

Un nostro consiglio è quello di preferire un mix di carboidrati differenti che garantiscono un rapido assorbimento, ma anche un apporto energetico a lungo termine.

Un esempio è Evodextrin

La sua formula è composta da maltodestrine con differente destrosio equivalenza (DE), ciclodestrine, fruttosio 1-6 difosfato, fruttosio, destrosio e betaina.

Il fruttosio 1-6 difosfato è un intermedio del ciclo di Krebs ed ha una via d’accesso privilegiata nel metabolismo energetico cellulare durante lo sforzo, quindi garantisce un’assimilazione ancora più veloce rispetto alle maltodestrine classiche.

Le ciclodestrine sono invece molecole innovative dal comportamento molto particolare: da un lato hanno un assorbimento estremamente rapido a livello intestinale, ma dall’altro lato sono metabolizzate in maniera molto più lenta. In questo modo non causano problemi gastrointestinali e, al contempo, garantiscono un apporto energetico di lunga durata.

 

In conclusione: le migliori bevande sportive quelle isotoniche, in quanto uniscono il miglior apporto energetico alla massima idratazione. Tra queste, è importante scegliere quelle che forniscono energia prontamente disponibile, ma per tutta la durata dello sforzo!

da www.keforma.com

12 Feb 2020

Evodextrin – L’evoluzione dei carboidrati

Evodextrin, l’evoluzione dei carboidrati per ottimizzare la gestione energetica della performance. Vediamo come.

Ottimizzare ogni aspetto della performance sportiva è un preciso obiettivo di ogni atleta, questo include anche l’ottimizzazione della fornitura di energia spendibile in maniera graduale ed equilibrata nel corso dell’ attività. Nel corso degli anni sono state proposte diverse soluzioni, dall’utilizzo di microdosi di zuccheri semplici di veloce utilizzo a intervalli piuttosto ridotti, a quello di un utilizzo “preventivo” di sostanze ad assorbimento più lento, spendibili in tempistiche medio lunghe. Entrambe le strategie mostrano effetti positivi e potenziali limiti, che se studiati opportunamente, possono permette la realizzazione di una miscela di carboidrati progettata con l’intento di sfruttare pienamente le potenzialità di ogni fonte energetica minimizzandone le criticità. Questo è il razionale in base al quale è stato portato avanti lo sviluppo di Evodextrin: realizzare una miscela di carboidrati che possano fornire energia in maniera sequenziale, dimostrandosi da un lato in grado di agire velocemente e dall’altro fornendo energia per un periodo di tempo prolungato.

Quali sono i caboidraticontenuti in Evodextrine e come agiscono?

Fruttosio 1-6 difosfato

Zucchero fosforilato (per questo fosfato) di pronto utilizzo, direttamente impiegabile dall’organismo per l’immediata produzione di energia. Dato che praticamente tutti gli zuccheri per poter essere impiegati dall’organismo devono essere fosforilati, utilizzando il Fruttosio 1-6 difosfato è possibile saltare un passaggio velocizzandone al massimo l’utilizzo, rendendolo l’ideale per erogazione di notevole potenza nel brevissimo periodo.

Inoltre questo zucchero facilità l’assunzione cellulare di potassio e dei fosfati fondamentali alla successiva ulteriore produzione di energia.

Destrosio

Zucchero rapido per eccellenza, viene assorbito e convertito nella forma di pronto utilizzo in tempiste estremamente brevi, seconde solamente a quelle del Fruttosio 1-6 difosfato, protraendo ulteriormente la fornitura di energia.

Fruttosio

Zucchero molto interessante in quanto utilizzabile entro certi limiti sia dalla muscolatura che dal fegato indipendentemente dallo stimolo insulinico. Richiede generalmente per essere impiegato tempistiche leggermente superiori a quelle del destrosio, ma nella fascia temporale in cui la loro azione si sovrappone, diviene particolarmente interessante perché potendo sfruttare diversi canali di assorbimento permette una fornitura di energia quantitativamente superiore.

Matodestrine DE6-DE19

Utilizzate con la stessa logica per fornire energia in maniera sia sequenziale sia parallela al fruttosio. Parallela nelle fasi di azione medio-terminali del fruttosio, dove sfruttando altri canali di assorbimento rendono possibile di mantenere elevato l’assorbimento di nutrienti, sequenziale perché considerate le dinamiche di assorbimento, metabolismo e utilizzo in gioco per un completo utilizzo delle maltodestrine sono richieste tempistiche decisamente prolungate. L’utilizzo di maltodestrinea due diversi livelli di destrosio equivalenza (DE) permette di massimizzare e sfruttare contemporaneamente le caratteristiche di una maltodestrina rapida e di una più lenta.

Ciclodestine

Innovative molecole dal comportamento molto particolare. Da un lato si dimostrano estremamente solubili e rapidamente assorbibili, facilitando tra l’altro lo svuotamento gastrico e velocizzando di conseguenza l’assorbimento intestinale. Dall’altro dopo esser state rapidamente assorbite vengono metabolizzate con una tempistica medio-lenta, permettendo una fornitura di energia che inizia in maniera medio-rapida e continua anche oltre quanto generalmente ottenibile con molte maltodestrine. Le ciclodestrine costituiscono quindi in Evodextrin una sorta di elemento base in grado di fornire energia con le dinamiche appena descritte che viene ulteriormente ottimizzato dall’azione sequenziale e solo parzialmente sovrapposta degli altri zuccheri. La scelta di questa complessità formulativa permette inoltre di mantenere costantemente alta la capacità di assorbimento dell’organismo, evitando di saturarne le vie condivise.

Ma c’è qualche altra sostanza in grado di ottimizzare ulteriormente l’azione di questa complessa miscela di carboidrati? Si: la betaina.

La betaina è una sostanza estratta dalla comune bietola che mostra effetti molto interessanti per la performance. La betaina si dimostra infatti in grado di agire favorendo l’idratazione cellulare con un netto incremento dell’ingresso di acqua a cui segue un maggior ingresso di nutrienti ed elettroliti. Questo supporta la performance con un doppio meccanismo d’azione, favorendo una migliore idratazione cellulare e contribuendo sinergicamente ad un migliore ingresso, e di conseguenza utilizzo, dei nutrienti. Proprio quest’ultimo effetto completa la logica di progettazione e di realizzazione di Evodextrin costituendo un’ottimizzazione funzionale all’assorbimento e utilizzo delle diverse tipologie di carboidrati forniti. La letteratura scientifica conferma come l’utilizzo di betaina sia correlato a un significativo miglioramento della performance aerobica, della potenza erogata e della percezione della fatica.

Evodextrin costituisce, una miscela funzionale progettata per ottimizzare nei dettagli la fornitura di energia, funzionalmente a supporto della performance, particolarmente spendibile soprattutto per gli atleti evoluti, dove può fare la differenza.

 

articolo tratto da www.keforma.it

12 Nov 2019

Omega 3…fanno bene? – 1

Da anni sappiamo che alcuni alimenti contengono i preziosissimi Omega 3 i quali apportano molti benefici all’organismo soprattutto a cuore, cervello, pelle e articolazioni.

Gli Omega 3 sono grassi acidi polinsaturi che il nostro corpo non produce ma devono essere assunti attraverso i cibi che ingeriamo. Quelli che ne contengono di più sono: pesce azzurro, frutta secca, semi di chia e di lino, avocado, verdura a foglia verde e uova.

Quali sono i benefici degli Omega 3?

Vediamolo nello specifico esaminando caso per caso.

Colesterolo
Gli Omega 3 stimolano il metabolismo favorendo la digestione e aiutando l’organismo a produrre la leptina, un ormone che diminuisce l’appetito.
Questo meccanismo impedisce il formarsi e l’accumularsi del colesterolo che, alla lunga, è pericoloso per il sistema cardiovascolare, il cuore e il cervello.

Salute del cuore
Gli Omega 3 mantengo in salute il cuore e sono diverse le associazioni internazionali che ne hanno riconosciuto le proprietà protettive. Hanno la capacità di ridurre le malattie cardiache e di ridurre i triglicerici, regolano la pressione sanguigna e diminuiscono la formazione di coaguli nel sangue, causa di infarti o ictus.

Protezione delle articolazioni
Molti problemi, che causano i dolori articolari, sono causati da infiammazioni, insieme a muscoli deboli e all’usura di tutti i giorni. Gli Omega 3 sono ottimi anti-infiammatori e quindi possono essere un ottimo aiuto contro le problematiche articolari.
Inoltre, gli Omega 3, hanno la capacità di prevenire o rallentare la progressione dell’osteoartrosi in quanto gli acidi grassi hanno aiutano a ridurre la degradazione del collagene nelle cartilagini.

Benefici su pelle, capelli e unghie
Anche in quest caso gli Omega 3, come gli Omega 6, hanno un ruolo essenziale nella struttura della pelle perchè aiutano a mantenere la funzione di barriera e a prevenirne la secchezza.
Sono anche un ottimo contributo nel prevenire l’acne a ritardare l’invecchiamento cutaneo. Una dieta ricca di Omega 3 aiuta a proteggere la pelle dai danni dei raggi solari prevenendo scottature ed eritemi.

Capelli e unghie
Gli Omega 3 contribuiscono anche alla bellezza e alla salute dei capelli mantenendo il cuoio capelluto idratato e aiutando a prevenire la caduta dei capelli. Nutrono infatti il capello rinforzandolo e arricchendo i cheratinociti responsabili della struttura di capelli e unghie.

Memoria e malattie del cervello
Studi dimostrano che ci sono legami tra i livelli di Omega 3, il miglioramento della memoria e la salute generale del cervello.
Sembra che gli acidi grassi impediscano il restringimento del cervello legato all’invecchiamento oltre a proteggere la funzione cognitiva del cervello e, quindi, diminuire il rischio di Alzheimer.
Non ci sono però prove scientifiche decisive che dimostrano i reali benefici su queste patologie.

Benefici degli Omega 3 in gravidanza
Come già accennato precedentemente gli Omega 3 sono importanti per la salute del cervello e assunti in gravidanza aiutano nello sviluppo di esso e del sistema nervoso dei bambini.
Inoltre durante l’allattamento aumentano la produzione di latte e a prevenire la depressione post-partum.

Cosa comporta la carenza di Omega 3?
La carenza di Omega 3 si può manifestare attraverso diversi sintomi come:

  • stanchezza
  • pelle secca
  • cattiva circolazione
  • sbalzi d’umore
  • problemi di memoria

Un’integrazione corretta di Omega 3 e Omega 6 aiutano ad alleviare i sintomi elencati qui sopra.

Avvertenze

È sempre consigliato rivolgersi al proprio medico per assumerne una corretta quantità perché potrebbero verificarsi alcune controindicazioni. Infatti, le loro proprietà fluidificanti del sangue possono causare sporadicamente emorragie dal naso.

Gli acidi grassi essenziali sono estremamente sensibili al calore e inclini all’ossidazione, quindi è meglio assumerli prediligendo cibi crudi e freschi o attraverso gli integratori alimentari.

da www.nutrifarma.it

09 Ott 2019

I FUNGI IN MEDICINA

Nel campo della salute, del benessere e della prestazione sportiva, la micoterapia – cioè l’utilizzo dei funghi per svariate funzioni – è uno dei campi in più rapido sviluppo (anche se in realtà si dovrebbe parlare di  una riscoperta).

Fra le migliaia di specie una sta suscitando grande interesse ed è quella del cordyceps che nella tradizione delle medicina cinese è uno dei funghi più potenti sotto l’aspetto “tonico” rinvigorente.

Il cordyceps si potrebbe definire come un fungo “adattogeno”, dove con questa parola si intende una molecola o una pianta capace di indurre:

  • una risposta non specifica = risposta indotta a tutti i fattori di stress (biologici, chimici, fisici);
  • un effetto generale = che non ha come target un organo, una funzione fisiologica o una patologia in particolare;
  • una azione normalizzante = aumento delle capacità omeostatiche del corpo (ad esempio, adattabilità e resistenza del corpo allo stress);
  • azioni polivalenti = implicazioni di diversi meccanismi (o diversi effetti biologici immediati).

Cordyceps, benefici e applicazioni

Il cordyceps ha infatti uno spettro molto vasto di applicazioni che vanno dall’immuno stimolazione all’azione tonica sul sistema nervoso, un’azione antistress e contro l’insonnia, un’azione antiossidante soprattutto a livello celebrale.

Altri benefici del cordyceps sono senza dubbio l’aumento della capacità mnemonica, un miglioramento sulla circolazione e un impatto positivo sulla salute dei vasi sanguigni. Inoltre funge da regolatore sulla glicemia e coadiuvante nella corretta funzionalità epatica.

Cordyceps nello sport

Uno dei campi di maggiore utilizzo del cordyceps è senza dubbio quello sportivo dove è usato e conosciuto per promuovere la resistenza alla fatica e per fungere da pro-energetico, questo con probabile aiuto al mantenimento dei migliori livelli ormonali (per questo sull’uomo la tradizione cinese vede anche un aiuto nella disfunzione erettile).

In uno studio del 2011 apparso su Journal of Ethnopharmacology il cordyceps ha dimostrato la sua efficacia nella resistenza misurata sulla capacità estrema nel nuoto. Questo si otteneva con un abbassamento del lattato, attivando i regolatori metabolici dei muscoli scheletrici e aggiungendo una potente risposta antiossidante.

Inoltre in un’altro studio del 2000 apparso su Phytotherapy Research, il cordyceps ha evidenziato una potente azione anti-colesterolo agendo in modo specifico sul “colesterolo cattivo” LDL, impedendo la deposizione di colesterolo nell’aorta mediante l’inibizione dell’ossidazione delle LDL mediata dai radicali liberi

Quantità di assunzione del cordyceps

I dosaggi utili vanno dai 500 ai 1000 mg al giorno e prevedono periodi di assunzione di 4/8 settimane.

Il cordyceps può rivelarsi un prezioso alleato sia per il “semplice” rinvigorimento, ma anche per problematiche di salute o per perseguire obbiettivi comunque legati alla salute come la perdita di peso, mantenendo la massima efficienza fisica e mentale.

da www.keforma.com

26 Set 2019

COLLAGENE PEPTAN

PEPTIDI DI COLLAGENE PEPTAN

Durante la nostra età adulta, i nostri corpi iniziano a produrre meno collagene. Questo processo inizia quando abbiamo circa 30 anni e accelera verso i nostri 40 anni, portando agli inevitabili segni dell'invecchiamento. La perdita di collagene è un processo naturale. Ma altri fattori possono accelerare il processo e portare a primi o più intensi segni dell'invecchiamento, come l'esposizione ai raggi UV, all'inquinamento e alle scelte di vita.

Troviamo il collagene in diversi distretti:

  • Pelle; il collagene fornisce fermezza e struttura alla nostra pelle. Quando le cellule della pelle invecchiano il collagene si rompe; la nostra pelle diventa disidratata e più sottile, e iniziano a comparire i segni dell'invecchiamento.
  • Ossatura; man mano che i livelli di collagene diminuiscono, le nostre ossa si indeboliscono. A poco a poco, questo li rende più fragili e fragili.
  • Articolazioni; perdendo il collagene attraverso l'invecchiamento, perdiamo anche la cartilagine e la funzione articolare. Ciò provoca disagio alle articolazioni, rendendo più difficile rimanere attivi con l'età.
  • Muscoli; la perdita di collagene dovuta all'invecchiamento comporta una graduale perdita di massa e forza muscolare, che influisce sul nostro equilibrio, andatura e mobilità generale.

Per questo motivo dobbiamo integrare la quota di collagene ingerita con la nutrizione e per questo abbiamo scelto i peptidi di collagene Peptan. I peptidi di collagene come Peptan sono proteine ​​pure e bioattive, derivate da una fonte naturale al 100% e prive di effetti collaterali. I loro benefici per la salute sulla mobilità e sulla bellezza della pelle sono supportati da prove scientifiche pubblicate. Ulteriori indicazioni da modelli preclinici suggeriscono che Peptan aiuta a mantenere le ossa sane. Pertanto, Peptan è una soluzione olistica per mantenere la salute del sistema muscolo-scheletrico e supportare anche la bellezza della pelle. La matrice di collagene di tipo II idrolizzato come Peptan IIm ha dimostrato di supportare molteplici benefici per la salute delle articolazioni a un basso dosaggio giornaliero.

CHE COS'È IL PEPTAN?
Peptan è il marchio peptidico di collagene leader a livello mondiale nel segmento Rousselot Health and Nutrition. I peptani sono peptidi di collagene bioattivo che sono stati specificamente sviluppati per offrire molteplici benefici per la salute e proprietà funzionali. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la capacità di Peptan di promuovere una vita sana. I peptani sono peptidi di collagene di tipo 1 lo stesso tipo che si trova nelle nostre ossa e pelle. Peptan è un prodotto naturale di elevata purezza, contenente più del 97% di proteine ​​(su base di peso secco). Peptan sono peptidi di collagene bioattivo, la loro forma idrolizzata li rende facilmente digeribili dall'uomo.
Peptan può supportare la mobilità generale e la bellezza della pelle. Peptan è facile da usare ed è perfetto per quelli di voi che cercano formati di consegna convenienti, facili da consumare e innovativi che possano adattarsi alle vostre routine quotidiane.

18 Set 2019

Multivitaminici, perché assumerli?

Quali possono essere realmente i fattori da valutare per capire se è necessario assumere multivitaminici?
Sono fattori diversi e correlati alle abitudini di vita dei singoli soggetti. Quali sono allora le domande da farsi prima di capire se la soluzione che fa al caso nostro?

1) Consumiamo abbastanza verdura e frutta fresca, cruda e di stagione?
E ormai notorio e superfluo insistere sul perché devono essere consumate verdura e frutta, in quanto sono tra le principali fonti di micronutrienti come vitamine e minerali.

Dobbiamo preferirle fresche e crude.
Fresche in quanto un vegetale separato dall’apparato radicale o un frutto separato dalla pianta, non e più in grado di alimentarsi e quindi si trova costretto a consumare le proprie risorse interne: da questo è possibile comprendere come maggiore sarà il tempo da cui il vegetale è stato raccolto e minore sarà il tenore vitaminico che potrà fornire.

Crude, in quanto diverse sostanze di natura vitaminica si dimostrano termolabili, degradabili quindi dal calore fornito con la cottura e foto labili, degradabili quindi dalla radiazione luminosa caratteristica della luce solare.

Quindi sia i tempi di cottura che le preparazioni che prevedono il taglio e la sbucciatura del prodotto comportano una perdita ulteriore di queste sostanze.

In assenza quindi della possibilità di consumare fonti vegetali con queste caratteristiche o con queste modalità, il multivitaminico si dimostra una buona soluzione di completamento funzionale.

2) Assumendo degli integratori multivitaminici, il quantitativo è adeguato ai livelli di attività fisica?
Anche questa considerazione si rivela essenziale, in quanto il tenore di diverse sostanze vitaminiche è strettamente correlato al livello di attività fisica in quanto fisiologicamente utilizzate come antiossidanti (come per esempio la vitamina C, la A, la E eccetera) oppure nei processi biochimici correlati alle funzioni metaboliche (come per esempio le vitamine del gruppo B).

Quindi maggiore sarà il livello di attività fisica maggiore sarà la produzione di specie radicaliche dell’ossigeno e di conseguenza maggiore sarà il fabbisogno di specie vitaminiche ad azione antiossidante.

Stesso discorso vale per i cofattori metabolici, infatti maggiore sarà la richiesta metabolica dell’organismo maggiore sarà la richiesta per esempio di vitamine del gruppo B.

Il quantitativo di micronutrienti dovrà quindi essere bilanciato sulla base del livello di attività dell’utilizzatore finale, completando se necessario quanto fatto con l alimentazione anche con l integrazione.

3) Il mio livello di assunzione è adeguato per la mia condizione fisiologica?
In che senso? Prima di dare risposta a questa domanda occorre partire dal presupposto che ogni condizione fisiologica correlata alle diverse fasi della vita mostra le sue specifiche caratteristiche.

Per esempio, analizzando un soggetto nell’età dello sviluppo sarà possibile isolare aspetti come la massa corporea in rapida variazione e il notevole tenore del metabolismo basale dovuto alle rapide dinamiche di accrescimento.

Se invece volessimo considerare le caratteristiche metaboliche di un soggetto nella terza età sarebbe possibile vedere come esistono aspetti diversi, correlati alla necessita di compensare alla ridotta efficienza di un organismo che gradualmente tende a ridurre le proprie capacita di risposta.

Oltre all’età anche il sesso costituisce un’importante discriminante, infatti sulla base degli specifici meccanismi metabolici correlati al sesso maschile e a quello femminile sia l’assunzione vitaminica che quella minerale deve essere attentamente personalizzata, soprattutto nel periodo fertile per il sesso femminile, dove il turnover tissutale comporta un importante impegno sia metabolico che sintetico (tissutale ed emopoietico).

Anche in questo caso quindi l’integrazione può mostrarsi un adeguato strumento per il completamento della comune alimentazione.

In conclusione, dalla disamina di questi aspetti essenziali, è possibile comprendere come per alcuni soggetti, in determinati periodi dell’anno e/o in determinate fasi della vita, l’utilizzo di un multivitaminico si mostra particolarmente interessante, ovviamente considerando adeguatamente i fattori appena illustrati tra cui ricordiamo gli essenziali:

Possibilità alimentari
Età
Sesso
Livello di attività fisica
Valutando questi aspetti sarà possibile selezionare il prodotto più adatto ad ogni specifica necessità. Questo fa inoltre comprendere come non esista il multivitaminico ma esistano i multivitaminici, opportunamente progettati sulla base delle caratteristiche di ogni macro categoria.

Quindi nella scelta di un prodotto la valutazione di questo approccio (da parte del produttore), costituisce un primo aspetto che permette di discriminare le linee di prodotto con approccio più razionale, all’interno delle quali sarà possibile identificare il prodotto più adatto alle nostre specifiche necessita.

E quindi anche per l’integrazione con multivitaminici possiamo dire: a ognuno il suo!

da www.nutrifarma.it

04 Set 2019

Acido lattico e DOMS. C’è una relazione?

Tra le tante leggende metropolitane relative all’attività fisica, quella in merito all’acido lattico ricopre senza ombra di dubbio un ruolo di spicco.

Nonostante da diverse decine di anni sia possibile studiare in qualsiasi testo di fisiologia, come l’acido lattico venga smaltito in seguito alla sua produzione in circa 30-75 minuti, ancora viene incolpato dei dolori muscolari post attività fisica (chiamati anche DOMS).

Va da se che se smaltito in così pochi minuti non può essere responsabile di dolori che in alcuni casi tendono a protrarsi con diversa intensità nei giorni successivi.

Cosa causa, quindi, i dolori ai muscoli dopo l’attività sportiva?
Principalmente una serie di fattori di natura meccanica che per sollecitazione diretta portano a delle micro-lesioni a livello della fibra muscolare e di conseguenza ai processi di recupero, necessari a ristabilire la situazione iniziale e a favorire il processo di supercompensazione, che porterà, allenamento dopo allenamento a migliorare la propria capacità di performance.

Questi processi, per poter avvenire, necessitano di una fase “infiammatoria” che come tutti i processi infiammatori implicheranno gonfiore, dolore e compromissione funzionale.

Una volta scagionato quindi l’acido lattico è necessario identificare quali fattori possono favorire una riduzione dei dolori muscolari post attività e a tal proposito è possibile identificare 3 diverse strategie per ridurli:

– utilizzo di integratori che permettono una migliore performance muscolare (es. creatina nelle attività ad alta intensità);
– utilizzo di integratori con finalità anticatabolica (es. BCAA, HMB o leucina a seconda nel pre, nel durante e/o nel post attività);
– utilizzo di fitoterapici con attività antiossidante/antinfiammatoria (es. curcumina, boswellia, polifenoli del frutti rossi, ecc…).
Ovviamente tutte queste strategie possono contribuire a diverso livello nella riduzione dei dolori muscolari post attività, ma richiedono nel primo causo un’assunzione basale, permettendo al soggetto di praticare attività disponendo di un incrementato pool di creatina muscolare, mentre negli altri anche l’assunzione nel durante o nel post allenamento può essere prevista con un buon margine applicativo.

Quali sono gli effetti dell’acido lattico sulla performance sportiva?
In effetti l’acido lattico può essere correlato a una riduzione della performance in corso di attività, nel momento in cui il suo accumulo alteri il pH muscolare a punto tale da limitare o impedire la piena esecuzione del lavoro muscolare.
Questo ovviamente dipende dal tipo di attività praticata, dalla sua intensità e dalla sua durata.

Come smaltire e prevenire gli effetti negativi dell’acido lattico sui muscoli
Ricordando che è una situazione completamente diversa da quella alla base dei DOMS, potenziando il metabolismo della sostanza che l’organismo utilizza per tamponare gli effetti dell’acido lattico a livello muscolare cioè la carnosina.

Carnosina, prevenzione all’acido lattico
Tra le sostanze ideali per la prevenzione dell’acido lattico c’è la carnosina una sostanza formata a partire da β-alanina e L-istidina che l’organismo utilizza a livello del tessuto muscolare per prolungarne la capacità di lavoro ad alta intensità nel tempo, dove agisce come un tampone fisico-chimico sia a pH alterato che nei fisiologici range di pH.

Nonostante diversi lavori riportati sia in letteratura medica che sportiva, riconducono a interessanti potenzialità di incremento nella capacità prestativa correlate all’assunzione di carnosina, il suo impiego non sempre si rivela semplice, in prevalenza perchè la sua natura dipeptidica da un lato ne ostacola l’assorbimento e dall’altro i processi digestivi potrebbero contribuire alla sua digestione e quindi alla fornitura dei precursori e non della sostanza attiva.

Questo limite viene generalmente superato fornendo direttamente l’elemento limitante nella produzione di carnosina, cioè la β-alanina.

L’utilizzo di β-alanina si mostra particolarmente indicato per tutte quelle attività che prevedono, anche con dinamica ripetuta, l’erogazione di potenze massimali per finestre temporali comprese tra 1 e 4 minuti, mentre l’incremento/mantenimento di massa magra è stato confermato per diverse discipline, sia di endurance che contro resistenza.

Compresi quindi questi aspetti, sarà possibile affrontare in maniera sicura ed efficace i dolori muscolari derivanti dall’attività fisica e l’incrementata produzione di acido lattico in corso di attività in maniera specifica, colpendo il problema affrontandolo all’origine.

L’utilità derivante dalla sua somministrazione è confermata in letteratura scientifica, proponendo livelli di assunzione compresi tra 1500 e 6400 mg/die assunti per periodi compresi tra 4 e 12 settimane, favorendo il manifestarsi di effetti positivi in acuto quali riduzione della fatica percepita, incremento della potenza erogata e incremento della capacità di resistenza, e in cronico quali incremento della forza, incremento/mantenimento della massa e incremento del volume di allenamento.

da www.keforma.com
Prof. Dott. Alexander Bertuccioli
Medico Chirurgo
Biologo nutrizionista
Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche